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Vide davanti a lui una ragazza con un cappellino da baseball e degli occhiali da sole molto grandi. Al principio non la riconobbe. Ma quando si tolse tutto dalla testa vide in quella ragazza la moglie che aveva sposato nelle foto da ragazza.
Alberto continuava a non capire quello che gli stava succedendo, ma gli prese la voglia di giocare in tutta quella situazione. E l’unica cosa che chiese a quella ragazza fu: “Chi sei?”
La ragazza gli rispose: “Sono Francesca, la tua futura moglie”

* * *

Alberto pianse molto la dipartita di Gianni. E i genitori, almeno nel dolore del figlio furono comprensivi. Volevano che lui dimenticasse da solo quella brutta disavventura e che la facesse scivolare via dalla sua vita come scivolano via i dolori e i drammi non appena li hai catalogati nella tua anima e nel tuo cuore.
Passa una settimana, passano due. Alberto non fa nulla altro che starsene nella sua stanza a stare in silenzio, cercando di studiare per l’Esame di Stato. Durante i pasti sta in silenzio se non dicendo un si o un no di circostanza. Dopo la terza settimana, quasi agli sgoccioli delle iscrizioni universitarie, il padre non ce la fece più ed entrò in quella camera da letto per vedere in che condizioni fosse suo figlio. Lo trovò sdraiato sul letto, con il libro di chimica in mano, che guardava la stessa pagina senza muovere lo sguardo. E la cosa non gli piacque.
Il padre si fece animo e gli disse:
“Figliolo, tu sei stato sfortunato a trovare quell’uomo sulla tua strada. Ma adesso ci siamo noi. Lo sai cosa devi fare adesso? Una sola cosa: darci un nipotino. Lo vogliamo tanto io e tua mamma. Per noi è la tua assicurazione contro ogni malattia. Perché se tu hai un figlio ci pensi due o tre volte a fare delle cose matte o strambe. Ne risentirebbe la tua prole.”
Alberto guardava il genitore con le lacrime agli occhi. Non aveva idea suo padre del dolore che gli faceva sentire quelle pugnalate verbali.
“Adesso sai cosa facciamo?” riprese il padre. “Ci alziamo e ci facciamo belli. E poi andiamo a cercare una brava moglie per te… Vedrai che ci divertiremo!”
Alberto voleva dire se aveva delle alternative. Ma il tono mellifluo e catturante del genitore non lasciava scampo.
Fece tutto quello che il padre voleva. E lo fece con una controvoglia tale che si tagliò con il rasoio antitaglio e si sbrodolò la minestra della cena sui pantaloni. Il padre lo tirava su a forza, conscio che aveva ragione lui e che il figlio avrebbe fatto quello che diceva lui perché era la cosa che facevano tutti, e allora era la cosa migliore da mettere in campo.
Alla fine della serata, Alberto venne accompagnato, con gli stessi gesti e lo stesso peso con cui si trasporta un sacco di patate, alla discoteca locale. Con il…

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